A quarantatré anni, Nasser racconta la sua storia. Una storia comune a tanti giovani migranti del Nord Africa, a tanti giovani egiziani. Il racconto di Nasser scorre velocemente, ricco di avvenimenti commentati proverbialmente; è il racconto di una famiglia povera, ma dignitosa, che vive in una delle tante periferie delle citta del Nord Africa. E’ il racconto di un giovane egiziano che desidera studiare, diventare poliziotto, ma che vede il proprio desiderio sfumare a causa di un mondo politico e istituzionale attraversato da corruzione e raccomandazione, e si scopre muratore. E’ il racconto di una vita di viaggi, sempre in cammino, di ricerca, tra sogni, amarezze e speranze.
Il primo viaggio è verso la capitale, Il Cairo, dove inizia un percorso di sfruttamento lavorativo tra i tanti disagi di una citta metropolitana (diffusione della droga, numerosi i senza dimora…), con la stazione che diventa la propria casa, e finalmente, dopo tante peripezie, un lavoro dignitoso. Ma il desiderio di partire è grande e l’Italia diventa la meta sognata.
Il secondo viaggio, quindi, è verso l’Italia, quando Nasser ha compiuto venticinque anni e gli alti costi necessari per il tragitto (15 milioni delle vecchie lire) sono sostenuti dal padre con la vendita di un terreno, due mucche e un prestito. Un volo in Albania, con scalo a Tirana, e un viaggio in treno con altri trenta giovani egiziani verso la città costiera di Vlore, e poi la traversata notturna dell’Adriatico su un gommone, affidandosi a Dio, in una gelida giornata di dicembre, per sbarcare sulle coste pugliesi e vedere la morte per infarto di un compagno di viaggio, sperimentando la rete mafiosa di controllo del territorio, la solitudine. Cosi, da clandestino, inizia il nuovo viaggio di Nasser: da Lecce a Bari e poi a Milano, passando da Bergamo per arrivare a Brescia.
Nasser si ritrova, come tanti dei suoi connazionali (123 mila di cui 85 mila in Lombardia, nel 2013), a lavorare nel settore della ristorazione, come lavapiatti, pizzaiolo e barista; precario come molti, senza tutele, senza permesso di soggiorno. L’incontro con Giacomo, egiziano cristiano, ristoratore con la moglie italiana, è visto da Nasser come un dono della Provvidenza, la cui presenza e continuamente viva lungo tutto il racconto. E poi le successive esperienze lavorative, come quella da Piero di Borgosatollo, fino a che, a seguito della legge Bossi-Fini, raggiunge finalmente l’agognata regolarizzazione, dopo cinque anni di irregolarità. E cosi può diventare socio di Piero e aprire anche una seconda pizzeria. Una storia che si conclude con il matrimonio combinato con Anna, la nascita di due figli, Paolo e Stefano, la morte della madre Samira e il desiderio, mai assopito, del ritorno.
E’ un racconto di vita, quello di Nasser, che ci aiuta a leggere nelle migrazioni forzate i sogni, i desideri, le sofferenze e la storia di tanti giovani oggi in viaggio. E’ un racconto di migranti, caratterizzato non solo dalle difficoltà del viaggio, ma anche dal valore della famiglia, della terra, della storia di chi si mette in cammino e trova spesso la morte, come raccontano le pagine drammatiche del libro sui morti del Mediterraneo (oltre 20 mila dal 1985), ma anche la visione di una meta sperata, accompagnata da un’esperienza di fede, il cui sacrificio incontra spesso l’amicizia, il rispetto: e la diversità, allora, diventa vera ricchezza. Una storia di ieri, ma che continua, con nuovi volti, anche oggi.
Mons. GIAN CARLO PEREGO
Direttore generale
Fondazione Migrantes
A diciotto anni avevo studiato e non avevo ancora niente in mano, volevo csmbiare il mio futuro e non avevo la possibilità di farlo. Da grande ho inseguito un ideale…ho cercato anche con un briciolo di testardaggine di costruire il mio futuro seguendo l’adagio arabo che l’uva si mangia un chicco alla volta; gradualmente ho seminato, innaffiato, custodito e visto crescere la mia pianta. Oggi però, ho un nuovo progetto “italiano”: aiutare gli stanieri (soprattutto disabili) ad inserirsi in Italia attraverso la costituzione di un’associazione specifica.
I sogni, e di questo sono profondamente convinto, aiutano ad affrontare la vita con entusiasmo. Senza di essi non si può vivere!
Nasser
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